La Società Discocratica

Un progetto nato nel 2010 dalla passione per la musica e per i dischi, passione coltivata sin dalla tenera età; una ricerca continua, non solo musicale, che spazia tra i generi più disparati, avendo come punto di partenza il groove di stili come jazz, soul e funk.

Stefano Bardi, alla base del progetto, nasce a Milano nella seconda metà degli anni settanta ed in quella città sviluppa la passione per la musica e la cultura all’interno del mondo hardcore punk e metal, mantenendo in parallelo una curiosità per sonorità più black come jazz, latin e hip hop.
Il desiderio di diffondere certi suoni si lega ad un bisogno costante di incontrare realtà sempre nuove e differenti; realtà fatte di persone dalle più disparate estrazioni culturali e sociali per creare insieme delle nuove sinergie, con l’obiettivo di alzare ogni volta l’asticella del livello della conoscenza.
Per La Società Discocratica musica non è solo suono, ma cultura, società, tradizioni, perché la musica non nasce mai dal caso.

In uno scenario contemporaneo soggetto al continuo mutare, avere un proprio bagaglio a cui fare riferimento è fondamentale nel momento in cui ci si incontra con artisti di altra estrazione: è così che nasce un set musicale, un paesaggio sonoro, risultato dell’incontro tra l’opera d’arte e le emozioni suscitate dalla visione dell’opera stessa.

Dischi in vinile e nastri audiocassette i formati prediletti, nella costante ricerca di una fisicità nel suono stesso.
Lavorare con supporti fisici concreti serve a preservare l’idea stessa di archivio, di memoria e di “bagaglio fisico” di esperienze (non solo sonore) in un mondo ormai caratterizzato dalla musica “liquida”.
Esiste un rapporto tra fisicità del supporto e rapporti umani stabili e concreti che va in senso contrario alla contemporaneità fatta di rapporti aleatori e musica usa e getta?

Uno degli obiettivi del progetto è proprio stabilire l’entità di questo rapporto.

Negli appuntamenti all’interno del Caffè del Prato la scommessa sarà quella di riuscire a trovare il giusto equilibrio fra suono e immagine, lavorando sui suoni tanto quanto sulle sensazioni generate dal loro incontro.